In un settore in costante evoluzione, DPD Svizzera si conferma essere un attore del mercato visionario e impegnato. In questa intervista, Tilmann Schultze condivide con noi la sua opinione sulle grandi tendenze che interesseranno il mondo della logistica nei prossimi anni. Ci parlerà delle iniziative ambizione di DPD Svizzera per ridurre le emissione di CO2, adattarsi alle nuove richieste dei clienti e rafforzare una cultura d’impresa focalizzata sulle persone e l’innovazione. Scoprite come leadership, adattabilità e durabilità si intrecciano tra loro per creare il futuro della logistica.
DPD: «Secondo te, quali sono le principali tendenze che trasformeranno il settore logistico nei prossimi anni e come fai ad anticipare i cambiamenti per DPD Svizzera?»
Tilmann: «Negli ultimi anni sono state annunciate molte rivoluzioni senza vere e proprie applicazioni industrializzate (ad esempio la consegna con droni o robot autonomi).
Una cosa è certa: per raggiungere il nostro obiettivo di ridurre del 75% le nostre emissioni di CO2 entro il 2030 (vs 2020), dovremo concentrarci su progressi di carattere tecnologico e industriale. Questo significa evidentemente ottimizzare gli itinerari delle consegne per ridurre i tempi dei tragitti, migliorare gli strumenti digitali per rafforzare la comunicazione con i destinatari e massimizzare le consegne riuscite sin dal primo tentativo, ma anche aumentare l’autonomia dei veicoli elettrici. Dal punto di vista strutturale, è altrettanto essenziale la modernizzazione delle infrastrutture, ad es. le stazioni di ricarica, le tecnologie di smaltimento e la digitalizzazione. Il boom dell’e-commerce e i cambiamenti del comportamento d’acquisto sono un ulteriore motivo di trasformazione, in quanto le consegne fuori casa sono sempre più popolari tra gli acquirenti online. Ma anche la gestione dei rinvii assume grande importanza in Svizzera, infatti siamo campioni europei nella percentuale di rinvii.
Per colmare questi deficit, dovremo essere innovativi, restando attenti alle tecnologie emergenti e pensando al di là degli schemi tradizionali. Adattabilità e reattività saranno le parole chiave dei prossimi anni.»
DPD: «Qual è la visione a lungo termine che speri di sviluppare per DPD Svizzera e quali tappe hai definito per raggiungerla?»
Tilmann: «Quando sono arrivato in Svizzera, mi sono prefissato l’obiettivo di creare l’impresa in cui ho sempre sognato di lavorare, senza mai averla trovata. Un’impresa in cui fa piacere venire a lavorare e scambiarsi con gli altri, dove si lavora con affidabilità e ci si sente liberi di prendere iniziative (e prendere piede). In breve: un’impresa che non causa mal di pancia la domenica pomeriggio all’idea di dover rientrare al lavoro il giorno dopo.
La nostra visione a lungo termine, che è «Progress in Motion & People at Heart», riflette alla perfezione la nostra impostazione: fare affidamento su tutti per migliorare i nostri processi, le nostre tecnologie e la nostra organizzazione quotidiana, incoraggiando lo spirito di squadra e le persone che ne fanno parte, perché il nostro più grande punto di forza sono le donne e gli uomini di DPD Svizzera. Questa visione è ancorata alla mia convinzione che, se gli impiegati si sentono supportati e riconosciuti, renderanno i nostri clienti soddisfatti. E la soddisfazione è in definitiva la sola chiave del successo.»
DPD: «Come adatti il tuo stile direttivo per favorire il benessere dei dipendenti pur comunque soddisfacendo i criteri di performance?»
Tilmann: «Adattarsi è importante. Ma restare fedeli a se stessi lo è altrettanto.
Il benessere degli impiegati, secondo me, basa sulla sensazione di essere pienamente integrati e riconosciuti, indipendentemente dal livello di responsabilità. Per questo motivo comunico regolarmente col personale nel modo più amplio e trasparente possibile (sono finiti i tempi in cui il management pensava di detenere il potere non condividendo le informazioni). Questo permette a tutti di capire bene gli obiettivi comuni e di organizzarsi di conseguenza.
Il secondo criterio è che, per sentirsi liberi e fornire buone prestazioni, bisogna avere fiducia nella gerarchia superiore. Creare fiducia significa mettere in sintonia le parole e le azioni, in modo da non lasciare spazio alle interpretazioni. Io mi preoccupo sempre di informare chiaramente i miei team su quello che faremo e, successivamente, mi sforzo di fare tutto il possibile per realizzare gli obiettivi. E se per una ragione o l’altra dovessimo cambiare idea o direzione, spiegheremo subito il perché.»
DPD: «Potresti condividere una decisione difficile che hai dovuto prendere ultimamente in qualità di direttore generale, e come hai valutato rischi e vantaggi?»
Tilmann: «Il mio lavoro è fatto di decisioni difficili di cui mi devo assumere i rischi. Ultimamente ho dovuto decidere se lanciare o meno un nuovo servizio per i clienti, contro l’opinione dei miei superiori.
In questo caso vanno valutati i vantaggi e i rischi, perché prendere questo tipo di decisioni non autorizza automaticamente al fallimento. Ho messo a dura prova le mie squadre per farmi un’idea precisa del potenziale interesse dei nostri clienti e per ridurre al massimo le incertezze e i rischi. E alla fine ho deciso di adottare la soluzione. In caso di successo, il merito va al team e in caso di fallimento sono io ad assumerne le responsabilità. C’è comunque una buona notizia: è un successo!»
DPD: «Essendo direttore generale, come gestisci lo stress e l’affaticamento mentale che accompagnano le grandi responsabilità?»
Tilmann: «In effetti non è semplice restare zen quando si è responsabili di tutto quello che succede e non ho una ricetta miracolosa che funzioni sempre. Nei momenti difficili cerco di avere un supporto, sia dai miei team secondo il motto «it’s only business after all» che dalla mia famiglia che mi permette di recuperare mentalmente.
Molto spesso gioco a tennis o faccio una seduta di Qui-Kong. Mi piace anche leggere molto, il che mi permette di vagare, lasciandomi manipolare dall’immaginazione dell’autore, e di evadere perdendomi nelle storie.»
DPD: «Quali sono le lezioni che hai tratto dalla gestione della crisi, ossia la pandemia e gli ultimi eventi imprevisti recenti?»
Tilmann: "Spesso si dice che nelle crisi affiorano le capacità di una squadra. La recente pandemia mi ha dimostrato che i miei team erano sul posto, solidali di fronti alla crisi, agili rispetto ai cambiamenti e pronti a battersi per aiutare in nostri clienti.
Per quanto mi riguarda, l’idea era di restare calmo e non cadere nel panico nonostante le difficoltà (o piuttosto di non lasciarlo trasparire), di adattarmi ogni giorno alla situazione, di guidare i miei team di volta in volta e di lasciarli lavorare.»
DPD: «Quali misure specifiche prendi, come direttore generale, per rafforzare la cultura d’impresa di DPD Svizzera?»
Tilmann: «La cultura d’impresa è il fondamento su cui basa l’edificio, sostiene lo sviluppo dell’impresa e contribuisce al benessere del personale. Una cultura non si decreta mai, si costruisce insieme di giorno in giorno con le nostre attività e le nostre decisioni. La nostra è basata sull’affidabilità, il rispetto e la libertà di esprimere le proprie idee, prendendo anche iniziative, restando esigenti per quanto riguarda i principi fondamentali. Evidentemente, un direttore generale deve dare l’esempio rispettando le stesse regole che hanno i suoi team.
DPD: «Quali sono, secondo te, le competenze o le qualità essenziali per riuscire nel ruolo di CEO oggi?»
Tilmann: «Immagino che ci siano tanti CEO di successo quanti profili differenti.
Per quanto mi riguarda, penso che la capacità di mantenere un umore costante, restare calmo nella tempesta, sapere ascoltare piuttosto che parlare, sapere convincere piuttosto che imporre, dire ciò che va fatto e fare ciò che è stato detto, coinvolgere e organizzare i team conferendo loro fiducia, sono le competenze di cui voglio dare prova. Sono fautore del lasciare esprimere le personalità all’interno di un collettivo e applico questa impostazione autorizzandomi a restare me stesso nel quadro professionale, senza cambiare ruolo e senza giocare al direttore.»